ADRIANO DE VINCENTIIS: L'autore di "ALIAS" ci racconta la sua opera

Adriano De Vincentiis è una persona speciale! Si capisce subito quando lo si incontra. Un uomo vero, schietto, gentile e disponibile, sempre pronto a soddisfare le curiosità dei suoi fan. Un amico con il quale parleresti ore e ore senza stancarti mai e che inviteresti fuori a cena senza pensarci molto perché riesce sempre a metterti a tuo agio. Dopo il nostro incontro parigino, ci siamo sentiti diverse volte e ogni volta prendevamo appuntamento per la volta successiva per parlare sempre della sua arte, dei sui progetti. Ciò che leggerete più avanti è la storia della splendida “Alias”, opera che – ahinoi! – in Italia in pochi conoscono. Male! Questa è un’occasione preziosa per approfondire la nostra conoscenza sia dell’uomo che dell’artista De Vincentiis. Audaci – “succubi” e non – si va a incominciare… 



Adriano, sono curioso di sapere quando hai realizzato “Alias” e quanto tempo ci hai impiegato.

L'ho realizzata nel 2009 e, tra scrittura e disegni, ci ho impiegato circa 3 mesi di lavoro. Si tratta di 12 tavole tutte chiaroscurate a pastello blu, su grande formato, più una pagina di guida illustrativa. 

Chi è stato il committente di questo tuo lavoro? 

Il committente è Pierre Paquet delle edizioni Paquet, editore e ideatore in gran parte del canovaccio di Sophia. Tra il tome 2 e il tome 3 che stavo iniziando, volevamo fare una edizione speciale fuori serie con tanti disegni inediti e bozze e illustrazioni su Sophia che avevo collezionato nel tempo, mai pubblicate, e abbiamo pensato di inserire una storia breve inedita, pensata apposta per questo libro che si chiama “Secret Sophia”. “Alias” nasce completamente dalla mia fantasia, l'ho ideata e scritta e poi disegnata tutta solo a matita. Volevo proporre un pezzo di storia su Sophia totalmente slegato dalla serie, e volevo inserirla in un contesto fortemente erotico, nello stesso tempo utilizzare degli stilemi a me tanto cari del porno classico però inseriti in un contesto di profondo mistero e con una considerevole dose di sogno onirico, insieme ad una tinta anche vagamente drammatica.

Perché in Italia, questo masterpiece è, ancora oggi, inedito? 

Perché in Italia è inedito tutto il mio lavoro, piuttosto?! Il motivo non lo immagino e onestamente non mi dà tante preoccupazioni...


Ci parli delle tue fonti? Da dove hai tratto ispirazione per la composizione della storia e delle tavole di “Alias”? 

Mi sono ispirato principalmente al problema delle doppie personalità e personalità multiple, che secondo me racchiude un senso molto profondo dell'essere di ogni uomo. In particolare nella donna-Sophia, in questo caso, la frammentazione della personalità si sviluppa nel sogno onirico e nella donna che nella Storia si chiama Brighitta, che è un suo emulo. Questa Idea mi frullava in testa da un pezzo: di esaltare la forza e il distacco di Sophia dal mondo reale tramite l'ammirazione ossessiva di un altra donna. Inoltre ho preso ispirazione dal mito voodoo del Baron Samedì, uno spirito presente nella tradizione africana che si manifesta con un cappello a cilindro e la faccia da teschio: mi serviva per dare un tocco per me indispensabile di spiritico e soprannaturale e per avere delle immagini drammatiche, verso la fine. Ho voluto inserire tutta la vicenda all'interno del mondo marocchino e vagamente arabeggiante di Marrakech, che mi attrae tremendamente e che poi mi ha portato a realizzare “Succubes 2”, ambientato interamente nell’harem del sultano in Turchia. Nella storia c’è un forte legame sulla nascita di Sophia, che stavo per utilizzare come collegamento nel terzo ed ultimo volume, che non ho potuto realizzare. Un’altra ispirazione è stata il film “L’inquilino del terzo piano” di Roman Polanski, uno dei miei film preferiti in assoluto. In una scena della storia, in cui Sophia sta bevendo da un bicchiere del vino rosso drogato, ho utilizzato dei primissimi piani degli altri personaggi che la osservano che per me sono strettamente legati al ‘mondo inquietante ed ossessivo degli inquilini’ e altri partecipanti alla vita percepita dal protagonista del capolavoro di Polanski. In linea di massima volevo esprimere mistero ed eros, che per me sono inscindibili e raccontare, ancora una volta, come Sophia Delamore perde il controllo della sua vita e degli eventi, scoprendo sempre di più che nell’invisibile si trovano le trame di tutto ciò che è visibile.


Che cosa ti ha detto Manara? Gli è piaciuta l’opera? 

Molto. Milo ha seguito il lavoro perché stava iniziando a scrivere la prefazione per il libro mentre io ero a metà della storia. Ci siamo incontrati un paio di volte e gli inviavo il lavoro via e-mail man mano che andavo avanti. La sua prefazione è stata scritta guardando principalmente i disegni di “Alias” oltre agli altri presenti nel libro. Il fatto che la presenza del maestro Milo aleggiava sul mio lavoro mi ha permesso di fare un’altra citazione o omaggio molto sentito proprio a lui, più precisamente al suo lavoro che forse mi ha più colpito nella mia adolescenza: “Sognare forse o Le avventure orientali di Giuseppe Bergman”. Ho citato una vignetta in particolare, riproducendola nel momento in cui Sophia viene sorpresa nell'Hamman, carponi a terra, alle prese con due marocchini, dal Barone Tarkowskij (personaggio liberamente ispirato per le fattezze fisiche a David Bowie) che le dice «Spero di non aver deluso le sue aspettative».
Ho scelto questa immagine creata dal suo genio perché era forse l’immagine insieme più ‘esplicita’ del suo libro e quella che mi permetteva di citarlo senza che rubassi troppo il suo lavoro. Una piccola vignetta in cui l’incontro tra i due personaggi è visto da un punto di vista che tiene il membro del personaggio maschile in primissimo piano e lo sguardo sorpreso di quello femminile (in questo caso Sophia) in un secondo piano molto vicino, concentrato sulla bocca che esprime stupore. Un piccolo capolavoro inventato da Milo che crea una serie di sottintesi e doppi sensi in una sola immagine che ho sempre ammirato.


C’è un seguito in programma? 

Di questo breve episodio sulla vita di Sophia no. “Alias” finisce qui, sospeso tra sogno e realtà, ma ultimamente stiamo parlando con Pierre Paquet dell'eventualità di realizzare un altro fuori serie e la cosa mi eccita molto.

Quali tecniche hai usato nella realizzazione di “Alias”? 

Ho realizzato tutto solamente a matita. Non lo avevo mai fatto per un fumetto anche se la matita e i pastelli restano sempre il mio medium preferito per disegnare, volevo fare un libro dedicato al disegno nel suo senso più puro, utilizzando esclusivamente matite, niente inchiostri o altro. Il disegno per me rimane sempre il fulcro di tutto e ho voluto fare un tentativo cercando di realizzare un artbook dedicato alla leggerezza del momento creativo, che si manifesta proprio nella fase del disegno e che, in qualche modo, soccombe quando si devono utilizzare le altre tecniche che sembrano indispensabili per fare un fumetto che segua delle regole di mercato. Per la tavole di “Alias” poi ho passato tutto a due coloristi bravissimi: Andre Jose Mossa e Michaela Tangorra, che hanno aggiunto il colore alle mie tavole – anche se tutti i chiaroscuri e le luci erano già disegnate da me – facendo un lavoro eccezionale.


Che materiali usi per disegnare e per colorare? 

Disegno con tutti i pastelli colorati che trovo, di tutti i colori, di tutti i tipi, tranne le matite nere, che non uso mai. Coloro sempre con i pastelli quando ho tempo, ma ho una concezione del colore molto mia e particolare che mi porta ad utilizzare sempre dei colori poco comuni e meno realistici possibile. Inchiostro i miei lavori con dei pennarelli a pigmenti di china o dei pennelli, e a volte uso il computer per dipingere in maniera digitale.
R O L A N D O V E L O C I


Video realizzato utilizzando le vignette della storia breve "Alias" scritta e disegnata da Adriano De Vincentiis contenuta nell'artbook "Secret Sophia" pubblicato in francia e belgio dalle edizioni Paquet, con prefazione di Milo Manara. Video realizzato dall'autore con i testi in Italiano.

Post più popolari