L'INVERNO D'ITALIA

La coraggiosa e drammatica denuncia di Davide Toffolo.



Davide Toffolo (lo conoscerete come membro dei "tre allegri ragazzi morti") questa volta si è cimentato con un tema davvero difficile scottante scomodo: i campi di concentramento in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
E lo ha fatto in modo così delicato, sensibile e soprattutto credibile che mi ha sinceramente e profondamente emozionato.
La tragedia in questione è quella che ha riguardato (e, in un certo senso, riguarda ancora oggi) i circa trecentomila cittadini sloveni rinchiusi nei campi di concentramento durante l’occupazione italiana della Slovenia effettuata dal regime fascista durante l’ultimo conflitto mondiale.




In particolare l’autore concentra i suoi sforzi artistici nel descrivere la storia del campo di Gonars, in provincia di Udine, dove il folle progetto di pulizia etnica ideato dall’alleato nazista – che aveva contagiato il debole e smidollato governo fascista – ha trovato purtroppo attuazione. Infatti nel corso del 1942 migliaia di uomini donne e bambini sloveni furono deportati in questo campo incontrando l’inferno terrestre e purtroppo molti di loro trovarono la morte. È vero che nel campo non c’erano le camere a gas ma la Morte seppe farsi strada comunque tra le migliaia di vite a sua disposizione (bastava la dissenteria per morire e di certo le condizioni igieniche all’interno del campo non erano le migliori).
Apprezzabile e comprensibile la scelta di far raccontare gli orrori della prigionia da una coppia di inconsapevoli e ingenui ragazzini sloveni internati a Gonars a cavallo tra il 1942 e il 1943.

Ne “L’Inverno d’Italia” si narra - per parole e immagini - di sofferenza vera autentica ma purtroppo più ignorata che dimenticata.
Toffolo si è documentato in modo puntuale (come dimostrato dall’appendice di 15 pagine “Documenti” – a cura di Paola Bristot, docente di Storia dell’Arte – contenente rare immagini, preziosi disegni, strazianti cartoline postali, documentazione dei campi conservati presso il Museo di Storia Contemporanea della Slovenia a Lubiana) e non lascia nulla al caso.






La ricchezza della documentazione contrasta con la scelta di utilizzare un disegno scarnissimo al limite estremo della sintesi (molte tavole sono composte semplicemente dall’esile figura dei ragazzini smagriti malaticci e spaventati: il tutto rende alla perfezione lo spaesamento dei due che non vedono altro che orrore e morte).

L’opera si articola in cinque capitoli.

La Sfinge: dove si narra dell’incontro tra Drago e Giudita e del nascere della loro tenera amicizia;
Il Millepiedi: dove si conosce meglio la storia dei due sfortunati protagonisti e si inizia davvero a simpatizzare per la loro condizione;
La Mosca: dove Toffolo si lancia in una serie di tavole visionarie e oscure come poche. Capitolo allucinato e allucinante che rappresenta lo stato del giovane Drago e la sua discesa nel baratro del disagio fisico e mentale;
I Pidocchi: dove centrali sono ancora una volta le vicende dei due giovani amici (memorabile la tavola in cui Toffolo disegna vicini Drago – magro da far paura – e un corvo – grasso e pieno di vigore);
Il Grillo: dove si narra della fine della prigionia dei due bambini avvenuta dopo l’8 settembre 1943 (data di diffusione dell’armistizio da parte del governo Badoglio) e della loro speranza di una vita libera di essere vissuta pienamente.


Diciamo infine che si tratta di un capolavoro assoluto e irrinunciabile.
L’universalità ed eternità del messaggio rende quest’opera un vero monumento a tutte le persone che hanno sofferto soffrono e soffriranno per la violenza altrui (in altri tempi e in altri luoghi…).
Fatelo vostro e capirete perché è così importante fare vostra la poesia di Primo Levi “Se questo è un uomo”.
Leggete e ricordate…

Voi che vivete sicuri 
nelle vostre tiepide case, 
voi che trovate tornando a sera 
il cibo caldo e visi amici: 
Considerate se questo è un uomo 
che lavora nel fango 
che non conosce pace 
che lotta per mezzo pane 
che muore per un sì o per un no. 
Considerate se questa è una donna, 
senza capelli e senza nome 
senza più forza di ricordare 
vuoti gli occhi e freddo il grembo 
come una rana d'inverno. 
Meditate che questo è stato: 
vi comando queste parole. 
Scolpitele nel vostro cuore 
stando in casa andando per via, 
coricandovi, alzandovi. 
Ripetetele ai vostri figli. 
O vi si sfaccia la casa, 
la malattia vi impedisca, 
i vostri nati torcano il viso da voi. 

P.S. la dedica di Toffolo “Alla gente Rom, perseguitata oggi in Europa” ci aiuta a capire che oggigiorno c’è ancora molto da fare… e se anche un romanzo a fumetti può aiutare ad avere maggiore consapevolezza di ciò, è nostro dovere parlarne e diffondere questo messaggio nei modi che ci sono più congeniali.
Anche per questo ringraziamo Davide Toffolo e la Coconino.
ROLANDOVELOCI



L’Inverno d’Italia
AUTORE: Davide Toffolo
EDITORE: Coconino Press, Bologna Roma Parigi
COLLANA: Coconino Kanda, diretta da Igort

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