Intervista a Stefano ANDREUCCI





Nato a Roma nel 1962, Andreucci inizia a far pratica nello studio di Dino Leonetti (che ha formato tra gli altri Roberto De Angelis e Giuseppe Barbati) negli anni Ottanta, partecipando alla realizzazione di “Tilt”, “Boy Comic” e “Il Paninaro”. In seguito collabora con Coniglio Editore, per il quale realizza racconti erotici, e alle testate “Splatter” e “Mostri”.

Nel 1992 giunge alla Sergio Bonelli Editore dove fa il suo ingresso nello staff dei disegnatori di “Zagor”; nel gennaio 1993 esce “Lo spirito della foresta”, una storia doppia scritta da Capone-Queirolo; inizia poi il sodalizio artistico con Mauro Boselli, per storie come "Comancheros", "Texas Rangers", "La miniera perduta"; poi la splendida trilogia di fine 1997: "Il terrore dal mare", "Cacciatore di streghe" e "Kraken!"; e infine il mitico "Il ritorno di Cain" del luglio 2000.
Quando Boselli, insieme a Colombo, mette a punto un nuovo personaggio, "Dampyr", Andreucci viene chiamato a realizzarne varie avventure. La prima è "L'isola della strega" (n. 13 dell’aprile 2001), seguita da "La maledizione di Varney" e "I misteri di Napoli" (nn. 52 e 53), "I vampiri della città fantasma" (n.56), "L'ombra del male" (n. 63), quest’ultima su testi di Maurizio Colombo.



Nel 2003 disegna la “Eroe per caso”, contenuto nell’Almanacco del West dedicato a Tex. Nel novembre 2005 invece arriva nelle edicole quello che forse è il suo capolavoro oscuro, ossia "Dracula Park", il primo Speciale Dampyr.
Ancora tre splendide storie di Boselli ("La sovrana dei regni neri", "La pattuglia del deserto" e "L’oasi perduta") nell'estate 2007 mentre nel luglio 2008 si occupa della realizzazione grafica del numero 100 di Dampyr, "Il Re del Mondo”, albo celebrativo a colori.
Il suo ultimo, lungo lavoro sul personaggio è l’importante storia in quattro parti ambientata a Londra (nn. 133, 134, 135, 136).
Lo ritroviamo nel 2013 nelle storie di gennaio e febbraio della serie regolare di Tex, “Salt River” e “Una donna in ostaggio”, sempre in coppia con il prolifico Mauro Boselli.



• Hai iniziato a far pratica presso lo studio di Dino Leonetti (scomparso nel 2006).
Che ricordo hai dell'uomo e di quell'esperienza, e in generale della tua carriera pre-Bonelli?

Dino Leonetti era un gentiluomo. Il mio è un ricordo prevalentemente affettivo, perché ho lavorato poco tempo con lui. Però mi ha dato modo di iniziare.
Sono stato presentato a lui da Stefano Milone, che al tempo faceva l'insegnante per un breve corso di fumetti che ho frequentato. Dino mi ha dato fiducia e mi ha messo al lavoro per Boy Comic, affidandomi una sceneggiatura di Umberto Sammarini.
Ricordo ancora i primi soldi ricevuti da Leonetti. Fu una grossa emozione, anche se non ero nuovo al mondo del lavoro. Ma per i miei disegni non ero mai stato pagato prima.

• Sei arrivato in Bonelli nel 1992. Che ricordo hai di Sergio Bonelli uomo ed editore?
E di Decio Canzio, recentemente scomparso?

Bonelli e Decio! Il mondo del fumetto mi apriva le porte. Il fumetto che leggevo da sempre, che leggevano i miei fratelli e che, per quanto ne sapevo io, leggevano tutti.
E' per questo che li ho conosciuti, e da questa angolazione li ho sempre visti. Non li conoscevo molto al di fuori del fumetto, anzi, li conoscevo poco, però quello che mi è arrivato è senz'altro rimasto! E non mi succede spesso.



• Il tuo primo impegno è stato sulla testata "Zagor", con la storia “Lo spirito della foresta”. In che modo ha cambiato la tua vita quel primo lavoro per la Bonelli?

Come può cambiare la vita un sogno che si avvera! Ma quanta fatica! Ho conosciuto grandi professionisti e persone straordinarie. E ho capito che era solo l'inizio.

• Inizia poi il sodalizio artistico con l'autore principe della Bonelli, Mauro Boselli, e non vi siete più fermati (da “Zagor” a “Dampyr” e ora “Tex”). Cosa ci puoi dire sul vostro modo di lavorare insieme?

Se ripenso all'inizio, agli Zagor realizzati con Bos, lo faccio con un gran piacere. Entusiasmo alle stelle, praterie sconfinate o immensi orizzonti, fai tu. Boselli è un autore straordinario e illustrare le sue storie è stato ed è un gran piacere. Ogni tanto ci scontriamo su qualche dettaglio, ma credo che la cosa sia piuttosto normale. Posso solo dire che ho una grande stima del suo lavoro e della sua visione dell'avventura, che è poi la cosa che mi appassiona di più. Se si può unire classico e moderno, bè, secondo me lui lo fa. E un po' credo di farlo anch'io.



• Dopo Maurizio Dotti sei stato sinora uno degli autori più prolifici della serie di Dampyr. Che effetto ti fa?

Che effetto mi fa? ...che effetto mi fa. Il fatto di essere il secondo in prolificità, nessuno. Ma aver lavorato per Dampyr è stato un vero piacere. La tripla nel deserto, la doppia napoletana e la quadrupla londinese sono nel mio cuore. Compresa "L'Ombra Del Male", di Colombo.

• Hai realizzato per Dampyr le storie "La maledizione di Varney" e "I misteri di Napoli": tra gli episodi più belli di sempre del personaggio. Ti sei trovato a tuo agio nel disegnare personaggi realmente esistiti come Byron e Mary Shelley? 

Bellissimo. Figure romantiche da ritrarre, tutto sommato un compito facile, talmente piene di carattere e personalità. Un po' c'ero anch'io, quella notte, a villa Diodati. La notte che diede vita a "Il Vampiro" e a "Frankenstein". Ho dovuto esserci, per capirne l'atmosfera.

• Il numero 100 di Dampyr, "Il Re del Mondo", costituisce un po’ la tua consacrazione definitiva. Sei soddisfatto di come lo Studio Tenderini ha colorato le tue tavole o avresti preferito uno stile diverso?

Sono molto soddisfatto!



• I tuoi più recenti lavori: la tetralogia londinese del 2011 che vede Harlan e soci aggirarsi per la spettrale capitale inglese in compagnia di Bram Stoker!
Devi riconoscere che Boselli ti ha sempre assegnato storie mozzafiato!
Quanto è stato laborioso dover realizzare una storia divisa in quattro albi consecutivi? 

Sono abituato alle storie lunghe, non mi spaventano. E' stata un'avventura grandiosa.
E anche lì ho dovuto fare un salto spazio-temporale e girare per le vie di una Londra Vittoriana assai pericolosa. Per fortuna ho riportato la pelle a casa...ma c'è mancato poco. Alla fine dell'ultimo albo ero molto stanco!

• Per finire su Dampyr, hai definitivamente lasciato la serie o c'è la possibilità di vederti di nuovo sul personaggio?

Credo sia finita qui. Ma chissà?...



• Arrivando a Tex, cosa rappresenta per te il fatto di essere entrato nel team di disegnatori del personaggio portabandiera della casa editrice?

Sapevo che avrei disegnato Tex, sin da quando ho cominciato con i fumetti.
Il western mi piace moltissimo e Boselli ha una tridimensionalità narrativa che mi permette di entrare molto nei particolari come immagino che fossero.
Ma ho voglia di fare anche altre cose, in futuro. In ogni caso, finché mi vogliono, io, Tex, continuo a disegnarlo.

• Anche se i nn. 627 e 628 non erano il tuo primo contatto con Tex, quanto è stato impegnativo realizzarli, come scelte stilistiche, documentazione ed approccio?

Molto più impegnativo del Tex realizzato durante il 2001. Ci voleva un'evoluzione perché quello stile non mi basta più. Ci ho lavorato molto e, infatti, nei due albi di quest'anno, si può notare un po' di disomogeneità stilistica.

• A cosa stai lavorando attualmente, tra Francia, Bonelli e quant’altro? 

Sto lavorando per Delcourt a un progetto legato alle "Sette Meraviglie del Mondo", scritto dal bravissimo Luca Blengino e consistente in sette racconti.
Uno per ognuna delle Meraviglie. Il mio, che darà il "via alle danze" ad Aprile 2014, è ambientato nell'antica Grecia e riguarda la gigantesca statua di Zeus, a Olimpia.
I giochi olimpici fanno da sfondo a una vicenda umana e a un intreccio misterioso.
Poi, a maggio, il ritorno a Tex.

• Cosa ne pensi de "Le storie"? Pensi in futuro di dare il tuo contributo grafico a questa serie, avendo tu realizzato spesso avventure ambientate (almeno in parte) nel passato?

La serie mi piace, le copertine di Di Gennaro sono fantastiche (non è una sorpresa!), e offre spazi molto interessanti. Mi piacerebbe proporre una cosa mia, ma per ora non ci penso. Ho un po' da fare.



Ringraziamo Stefano per la sua disponibilità e ci auguriamo di ritrovarlo presto sulle polverose vie del vecchio west.
GiuppoVeloci






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