Come le strisce che lasciano gli aerei

Vasco Brondi e Andrea Bruno portano le inquietudini de Le luci della centrale elettrica su carta


 
Vasco Brondi ci ha fregato, e "ci fregano sempre". Ci ha ingannato con astuzia per l'ennesima volta. Come quando ascoltiamo le sue canzoni, o meglio quelle del suo alter ego de Le luci della centrale elettrica, vorremmo poter dire che i suoi testi fatti di flusso di coscienza e paesaggi post-apocalittici sono così ermetici da essere incomprensibili. Invece, basta approfondire un po’ e le sue parole, così come le sue sceneggiature per questo volume, regalano emozioni inedite e contemporanee, come forse nessun altro oggi è in grado di fare.



Come le strisce che lasciano gli aerei rappresenta la sua prima incursione nel mondo delle graphic novel, coadiuvato da Andrea Bruno ai disegni e condotto in libreria da Coconino Press/Fandango. Questo libro disegnato, corredato da una splendida postfazione dello stesso Brondi, può apparire illuminante sul modo in cui Vasco concepisce il mondo intorno. Un amore finito, “non mi ricordo quando sei uscita del tutto dal mio campo visivo”. Un'altra storia, impossibile, tra la ragazza dai capelli rossi, Micol, e un immigrato, Rashid. Una storia che potrebbe nascere ma che si schianta contro l’incomprensibile pesantezza della realtà. E tutti i protagonisti che fanno pensieri pesanti, riflettono su cose grosse, ma li trasformano in parole, dialoghi, comunicazioni fatte di sillabe piccole e quotidiane.

Poi, la maestria nel descrivere l’ambiente, lo sfondo. Come le sue canzoni sarebbero incompiute senza quelle chitarre distorte desolanti ad accompagnare la sua voce, qui le immagini giocano un ruolo speculare. Grazie ai dipinti sporchi e graffianti di un Andrea Bruno molto evocativo, Brondi ci parla di quei luoghi delle aree metropolitane dove c’è un’alta densità di immigrati, tra phone center, cantieri, stanze minuscole in affitto e kebabbari. Ancora sullo sfondo (ma talvolta prepotentemente in primo piano, come nel finale) le scie degli aerei del titolo, forse responsabili di quel rosso ruggine che sovrasta tutto e tutti. Quelle scie suggeriscono il tema di fondo del volume, quel non avere un luogo stabile, quel dover partire (“la difficoltà di localizzare la propria esistenza, il costante pensiero di andarsene, l’ipotesi continua” ci dice Brondi nella postfazione). E, forse, gli stessi desideri che spingono qualcuno ad arrivare in un posto, spingono qualcun altro a cercare quella stessa cosa altrove, e partire a sua volta.


Dicevamo all’inizio del riuscire a parlare di oggi. Seppure pubblicato circa un anno fa, questo volume è uno dei rari prodotti di “intrattenimento” in cui trovate gli sbarchi a Lampedusa, l’inquietudine di vivere soli, l’impressione di rimanere in un mondo fatto di macerie, la paura di non riuscire a costruire qualcosa di stabile, i viaggi continui e sempre più frequenti. Forse non vi cambierà la vita, ma qualche riflessione potrebbe nascere.


Giuseppe "Giuppo" Lamola

 P.S. Un ringraziamento a Daniela, che me l’ha prestato (forse regalato).



 
Il booktrailer della graphic novel



Come le strisce che lasciano gli aerei
 

• Data di pubblicazione: Settembre 2012
• Editore: Coconino Press
• Testi: Vasco Brondi
• Disegni: Andrea Bruno

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