ORFANI #1


L’Apocalisse di Recchioni e Mammucari raccontata in duplice visuale 




I grossi eventi difficilmente generano giudizi unanimi. Più facilmente dividono, creano fazioni contrapposte, "generano caos". E l'uscita del primo numero di Orfani di sicuro è un grosso evento, per tutti quelli che non hanno tenuto la testa sotto la sabbia negli ultimi mesi. Grosso grosso. Tanto grosso che ben due audaci vi danno pareri contrapposti (un po' come le recensioni musicali di alcune pregevoli riviste musicali che sdoppiano le recensioni in "pro" e "contro"). Scegliete voi quale condividere o criticare.


Recensione G

Parlando di un numero uno è giusto raccontare le premesse, gli antefatti e gli scopi preposti. Orfani nasce da due professionisti che si dichiarano padri del progetto alla pari: Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari. Due autori che hanno dimostrato negli ultimi anni doti senza dubbio eccezionali.

Recchioni su John Doe, insieme a Lorenzo Bartoli e a vari disegnatori (tra cui lo stesso Mammuccari), ha dimostrato di saper interpretare la serialità di un fumetto da edicola in maniera formidabile, ideando il meccanismo delle “stagioni” (in stile telefilm), introducendo grossi elementi di continuity (soprattutto nella prima stagione) e creando sempre grosse aspettative nei lettori per il numero successivo. Giunto in Bonelli, Recchioni si è distinto per varie prove su Dylan Dog (e recentemente su Le Storie), dimostrando di poter essere uno scrittore di punta nella più importante azienda fumettistica artigianale del nostro Paese.

Mammucari, oltre al succitato John Doe (di cui tra l’altro aveva disegnato il primo numero), ha realizzato tavole per Napoleone e Caravan, distinguendosi dal punto di vista artistico per un’alta leggibilità e uno stile pulito capace anche di sintesi (vedi le stupende copertine per la stessa miniserie Caravan).


Ora è arrivato il momento del nostro resoconto in cui Recchioni e Mammucari si mettono ad immaginare una nuova serie (ormai credo anni fa…). Hanno tante idee, una casa editrice che li appoggia, uno stuolo di disegnatori e coloristi e collaboratori. E soprattutto hanno uno scopo: quello di far leggere fumetti da edicola anche a chi non mastica fumetti. Parliamo di espandere il microcosmo del fumetto a un pubblico diverso, come gli adolescenti attaccati ai videogames o gli appassionati di telefilm. Una roba di una portata tale da far tremare le gambe a chiunque. Un annoso dilemma per chi alle fiere come quella di Lucca vede la parte “Games” espandersi e riempirsi di giovani giovanissimi e la sezione “Comics” rimanere sempre uguale e arricchirsi di giovani meno giovanissimi. Ed è un dato di fatto. Quindi, non è un caso che (insieme a Dragonero), proprio a Lucca hanno portato i numeri zero della serie, in mezzo agli stand dei videogames*. Col rischio di essere pesci fuor d’acqua. Ma, forse, i lettori Bonelli di domani sono da cercare (anche) lì.


Dopo questo lungo preambolo, veniamo all’albo. La storia forse già la sapete, spoilerata da qualche parte o anticipata in qualche intervista. Ogni albo si divide in due (come ci insegnava quel lungimirante telefilm apripista che risponde al nome di “Lost”): una parte ambientata nel passato e una nel presente (circa metà albo a testa). La parte ambientata nel passato inizia con la fine del mondo, un’Apocalisse che decima la popolazione terrestre. Tra i sopravvissuti, sette ragazzi che saranno tra coloro che, anni dopo, dovranno combattere contro gli alieni responsabili di tale catastrofe. Come faceva notare qualcuno, Pistolero, Boyscout, Angelo, Mocciosa ed Eremita (le versioni adulte e combattive di questi Orfani) sono personaggi a cui ci si affeziona facilmente, nonostante passino molta parte del loro tempo nelle loro azzeccatissime armature (il grande Mammucari ci avrà perso il sonno!).

Una cosa che personalmente mi ha intrigato molto, dal punto di vista delle differenze temporali è che Recchioni, tra le anticipazioni rilasciate, ha fatto trapelare che alla fine di questa “prima stagione”, con il numero 12, la parte del flashback arriverà a ricongiungersi con la parte del presente iniziata nel primo albo, costituendo una sorta di cerchio (sicuramente difficile da architettare e da mettere in pratica).


La storia è scorrevole, leggera, piacevole, costituisce un intrattenimento solido e non banale. I disegni sono superlativi, ci sono tavole davvero mozzafiato e si percepisce una notevole cura per i dettagli. Si ha l’impressione di essere saliti in una barca dove il comandante sa benissimo dove andare a parare.

Dal punto di vista della colorazione tanto di cappello: necessariamente per potersi approcciare a un pubblico moderno dovevano essere adottate tecniche e programmi attuali e dall’elevato impatto visivo.


 
In definitiva, un albo da avere, da leggere e da far leggere a chi non legge fumetti.

Sicuramente, il meglio deve ancora venire, perché quando ci affezioneremo davvero a questi personaggi e a questi scenari, sono sicuro che ne vedremo delle belle!


Giuseppe "Giuppo" Lamola
 





Recensione R

Il momento tanto atteso è arrivato, Orfani – la prima serie interamente a colori della Sergio Bonelli Editore – è uscita! E non è un caso che lo scritto introduttivo del gran capo – Davide Bonelli, che ha preso il posto del suo saggio e compianto padre alla guida della casa editrice di via Buonarroti – sia intitolato "Il colore del futuro".

Ci hanno ripetuto per mesi e mesi che ci saremmo trovati di fronte alla più epocale svolta del fumetto tricolore, che sarebbe stata la serie capace di avvicinare il pubblico più giovane al mondo bonelliano (anche se, siamo sicuri che 4,50 euro di prezzo sia un buon incentivo per le giovani tasche?! Pensiamoci…). Invece…niente di tutto questo! Almeno secondo chi scrive, questo sia chiaro.

Veniamo agli autori della serie: Recchioni è un Asso del fumetto (e L’Asso della comunicazione sopra i suoi fumetti), Mammucari è uno dei disegnatori più talentuosi attivi nel nostro panorama e Carnevale è il mostro di bravura inventiva e realizzativa che tutto conoscono e amano; insieme – questi tre numeri uno – che cosa sono riusciti a produrre?! 


Un numero uno che non entusiasma, a essere sinceri… e soprattutto dal punto di vista grafico. Forse non avevo capito bene le intenzioni degli autori, o non mi ero informato abbastanza, ma la tanto attesa (dal mio punto di vista, eh!) rivoluzione grafica non c’è stata! C'è da dire che un singolo numero è un po' poco per giudicare, magari dopo i primi 12 numeri quest'impressione potrebbe risultare ribaltata, eppure...
 

I disegni dell’ottimo Mammucari sono splendidi, su questo non c’è dubbio: ma – cerchiamo di essere onesti intellettualmente – sono poi così diversi da quelli che il nostro ha realizzato per la miniserie-gioiellino (finale escluso…) di Medda, Caravan? La così tanto bistrattata (mai da noi Audaci, eh!) "gabbia bonelliana" è sempre lì, fedele a se stessa: incapace di nessuna effettiva novità che le tavole di Nathan Never datate ventidue anni fa non abbiano già introdotto e reso consuetudine.

È ovvio che davanti a tavole come quelle delle pp. 7, 54 e 55 noi tutti (compresi Casini, De Angelis e compagnia neveriana) ci siamo tolti il cappello e ci siamo commossi, ma la cosa davvero bella sono i colori. Punto. E neanche quelli sono una novità assoluta: ci sono state diverse pubblicazioni Bonelli, in questi anni, che ci hanno proposto colorazioni pregevoli e qualitativamente impeccabili come queste (e non ci riferiamo alle edizioni a colori del gruppo Repubblica-L’Espresso…)!

Quindi, nessuno se la prenda sul personale: forse non avevo capito fino in fondo le intenzioni degli autori.



Veniamo – in breve – ai testi del nostro prode Recchioni. Veloci, brutali e letali come sempre e, come spesso accade, poco profondi e introspettivi. Per quelli di noi che amano gli approfondimenti tematici questo è un po' un peccato. Cioè, c’è stata una mezza fine del mondo: quello che pensano i giovani protagonisti, quello che hanno passato quello che hanno perduto non lo vogliamo neanche trattare di striscio?! No, eh?! E poi i due cattivoni di turno: la professoressa Jsana Juric, il colonnello Takeshi Nakamura, i loro dialoghi e le loro tresche da bordello di basso profilo sono davvero difficili da digerire (le tavole delle pp. 33 e 34 su tutte…)! E la sequenza a pp. 24 e 25, con i cattivi che giocano alla guerra con degli innocenti e si affacciano sui pessimi tavoli/schermi per seguire i movimenti delle loro vittime? Dai!!! E che dire del sacrificio di Hector, il giovane leader del gruppo dei ragazzi-soldato? Quanto ci vogliamo giocare che lo rivedremo in futuro vivo e vegeto nei panni del super capo ribelle (che organizza una rivolta) o del cattivone che lotta contro sua sorella e suoi ex compagni di sventura?!

Chi vivrà, vedrà… Avete altri undici numeri per farmi ricredere, forza!
 

RolandoVeloci

* N.d.A.: Si tratta di albetti promozionali; li trovate nei negozi GameStop oppure qui in pdf.




ORFANI #1

Sergio Bonelli Editore, Ottobre 2013 

Titolo: "PICCOLI SPAVENTATI GUERRIERI"
Soggetto e sceneggiatura: Roberto Recchioni 
Disegni e chine: Emiliano Mammucari 
Copertina: Massimo Carnevale 
Colori: Lorenzo De Felici e Annalisa Leoni 
Lettering: Marina Sanfelice

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