Il Texone di Boselli & Frisenda

Aquila della Notte e la difficile missione in Patagonia
 
Diciamolo subito, a scanso di equivoci: questo Texone è davvero speciale. Una di quelle letture che vince il passare del tempo ed è destinata a essere ricordata come una delle più importanti di sempre. Chi lo ha comprato e letto, ormai quattro anni e mezzo fa, sa bene il perché. Oggi, noi Audaci, siamo qui a riproporvelo sulle ali dell’entusiasmo per l’incontro con l’artista e l’uomo Pasquale Frisenda, il disegnatore di questo intenso e drammatico Patagonia.
Ai testi, l’insostituibile uomo–ovunque in Bonelli: Mauro Boselli, curatore della serie regolare di Tex (nonché di quella di Dampyr) e autore di una serie davvero impareggiabile – per quantità e qualità – di storie che ormai fanno parte del bagaglio culturale di ognuno di noi (c’è gente che ha passato un concorso pubblico grazie a una risposta esatta data in più relativa ai confini degli Stati americani del Sud: e il giorno prima aveva letto una storia di Tex scritta da Boselli! Vi ho detto tutto…).

Ma perché questo Texone (le “solite” 240 pagine) è così speciale? Secondo chi scrive si tratta di uno dei parti più riusciti della mente di Boselli, che in più ha incontrato il tratto drammatico e ricco di pathos di uno dei disegnatori italiani più intensi di sempre, ovvero Frisenda. Inoltre è merito di questo Patagonia se possiamo ancora una volta parlare di letteratura disegnata, non di fumetto d'intrattenimento. Boselli e Frisenda sono riusciti nell’impresa davvero mirabile di donare alle pagine di Tex il respiro autentico dell’epica più pura, quella che alla fine della lettura fa male allo stomaco, quella che ti lascia con l’amaro in bocca, quella che ti fa riflettere, quella che ti suscita sentimenti ed emozioni che non credevi potessero scaturire da una lettura fumettistica. Lo dimostra, se pur ce ne fosse bisogno, l'attenzione che la Bao Publishing ha riservato verso questa storia, con l'annuncio, alcuni mesi fa, di una ristampa deluxe contenente materiale inedito (sullo stile di quella di Mater Morbi) e prevista per il 2014.

Sarò onesto, per cui non ho nessuna paura di affermare che le drammatiche sequenze finali – quelle che vedono Tex e i suoi alleati combattere contro l’esercito argentino – mi hanno portato alla mente la terrificante sequenza finale della battaglia delle Termopili, con tutta la consapevolezza della fine imminente che il valoroso Leonida doveva avere sul suo viso. E poi, diciamoci la verità, da quanto tempo non si vedeva un Tex provato fisicamente, stremato nello spirito, con la barba lunga (splendido, disperato, novello Eracle!)…!? Forse dai tempi delle sceneggiature più drammatiche a firma Guido Nolitta (alias il compianto Sergio Bonelli).


Come avrete intuito, la vera protagonista della storia è la guerra, anzi: la disumanità che conduce alla guerra e la alimenta durante il combattimento; e poi l’orgoglio e la noia che generano mostri (Recabarren e Belmonte su tutti); il colore e il profumo del sangue che esce uguale a se stesso da ogni ferita, a prescindere dal colore della pelle del corpo lacerato (ora da una freccia, ora da una pallottola…vedi la prima tavola, quella a p. 17 e la storica sequenza senza una singola parola delle tavole alle pp. 231–234).

Spesso ho sentito dire e ho letto che un personaggio che alle spalle ha decenni e decenni di storie mensili non ha più niente da dire: errore colossale, dettato più dall’ignoranza che dalla malafede. Boselli ha potuto concepire una storia del genere e imbastire una trama così ricca di riferimenti alla storia e al passato di Aquila della Notte proprio perché il nostro eroe preferito ha una storia così ricca di avvenimenti e personaggi. Ecco la magia di Tex in generale, e di questo Patagonia in particolare! Ormai questo personaggio fa parte dell’immaginario comune ed è per questo che le emozioni che riesce a suscitare risultano così forti e ricche di intensità e drammaticità. Questo Tex ideato da Boselli e realizzato da Frisenda si commuove e commuove proprio perché è autentico, come autentica è la sofferenza che prova nel vedere il popolo indiano dell’Argentina sottoposto alle angherie dell’esercito argentino. Tex non esita mai, da vero eroe tragico preeuripideo: è sempre fermo e categorico nelle sue scelte, le sue decisioni – anche se estreme e pericolose – vengono accettate sempre da tutti gli uomini che gli sono vicini proprio perché tutti sanno che Tex sceglie sempre ciò che è giusto, anche se va al di là della fedifraga e troppo umana comprensione.

I drammi che Tex affronta non li affronta mai da solo: con lui, a soffrire, ci sono tutti i protagonisti di questa straordinaria storia. Come dimenticare lo sguardo finale (siamo a p. 238) del colonnello Ricardo Mendoza, prima amico e compagno di Tex, poi carnefice, per forze di causa maggiore, dello stesso ranger e degli indiani da lui difesi? Questo è un uomo che esce distrutto dallo scontro, dalla guerra decisa da un destino autonomo (toccante il suo discorso a p. 190, che ovviamente Tex non condivide!), straziato dal senso del dovere e la legge morale dentro di sé…


Sono parimenti memorabili le figure di Julio (soldato che stringe amicizia sia con Tex che con il giovane Kit), di Solano (prima pericolo, poi salvezza per Tex), del valorosissimo capo indiano Sayelque (novello Aiace): tutti hanno un tormento interiore ed esteriore che li lacera, tutti hanno una personalità vera, ricca di sfumature, che aspetta solo la prossima tavola per essere immortalata dal segno tragico di un divino Frisenda.

Degna di essere ricordata come una delle più riuscite di sempre è la figura fragile ma pronta a reagire alle avversità del destino del giovane Kit Willer – che per l’occasione sostituisce il vecchio satanasso Carson come "spalla". Kit segue il padre in Argentina perché vuole girare e vedere il mondo, non ha idea di quello che lo aspetta una volta arrivato dall’altro lato dell’equatore. Piccolo Falco è un giovane che teme per l’incolumità del padre, che si fa carico di responsabilità enormi assegnategli da un Tex che a livello pedagogico non ha nulla da invidiare ai vari Seneca e Quintiliano.

È l’esperienza l’unica vera maestra di vita. E sarà ancora ciò che Tex sceglie di fare, il suo esempio, a fornire a chi aveva smarrito la retta vita una seconda possibilità, il riscatto. Così il colonnello Mendoza alla fine fredda un velenosissimo Belmonte che aveva deciso di colpire alle spalle un Tex ormai con le spalle girate… Ancora una volta non Tex, ma il suo essere Tex – cioè fedele a se stesso, ai suoi ideali, alla sua morale – riesce a non farsi abbruttire dalla malvagità degli uomini, del destino, della storia. Ancora una volta il nostro eroe esce puro, incontaminato dagli orrori della guerra, dai calcoli di comodo e dagli interessi della politica. Ancora una volta riesce a raccontare una storia, e a tornare a casa dal suo vecchio pard Carson, e, dopo un’avventura del genere, non è poca cosa.



Non sapremo mai quanto l’intuizione iniziale di Sergio Bonelli abbia influenzato Boselli per la stesura di questo capolavoro. Il compianto Sergio era rimasto affascinato dalla storia della “conquista del desierto” in Patagonia e aveva chiesto a Boselli di lavorare a una storia ambientata in Argentina. Una storia classica – decisamente – nella sua prima parte, ma che poi sa trasformarsi in un dramma a tinte fosche a partire da p. 158 (date uno sguardo al gioco d’ombre sul volto di un preoccupatissimo Tex a opera del geniale Frisenda!) fino alla conclusione della vicenda. 


Frisenda si è superato nel narrarci per immagini tutto questo. Il suo stile unico, a tratti carico di una potentissima forza espressionistica, ha raccontato tutto questo con partecipazione e distacco al tempo stesso. I contrasti creati tra la luce e il buio, tra le distese nelle pampas e le celle e le caserme, tra i sofferti primi piani e le scene collettive altrettanto tremende per realismo esaltano la bravura del maestro Frisenda. Il suo Tex è deciso quando serve, duro e spietato con i cattivi e sofferente e compassionevole quando è umanamente indispensabile: insomma, perfetto. Come perfetta, e davvero da annali della storia del fumetto, è la copertina, sempre opera sua. Un acquerello epico, che ritrae un Tex pronto a dar battaglia sotto il cielo argentino (occhio al cielo, alle nubi e al sole che formano la bandiera argentina, o è una nostra forzatura?).

Conclusione: ci troviamo davanti a uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi. Fatelo vostro. Per voi.

Grazie Boselli, grazie Frisenda; e grazie Sergio…

Rolandoveloci





TEX SPECIALE #23, “Patagonia”
SERIE: Tex Speciale
NUMERO: 23
DATA: Giugno 2009
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Mauro Boselli
DISEGNI E CHINE: Pasquale Frisenda
COPERTINA: Pasquale Frisenda

Post più popolari