RINGO: La prima metà della stagione

Riflessioni di Grullino Biscottacci sui primi 6 numeri della serie ideata da Recchioni & Mammucari


[Avvertenza:
Ci tengo a chiarire che io NON sono un audace, bensì un collaboratore occasionale che dopo 6 numeri di Ringo finalmente ha trovato modo e tempo di scrivere due righe per gli amici Audaci. Ero partito con l’intenzione di recensire Come pioggia, sesto episodio di Ringo. Ma, alla fine, questa non sarà una vera recensione dell’albo (quella la trovate qui)! Dopo un'analisi dei primi 5 numeri, in fondo, troverete qualcosa su Ringo #6. In ogni caso, vi consiglio di continuare leggere, non ho intenzione introdurre oltre! Fine dell’avvertenza.]



Ringo. Cosè Ringo?! È il frutto di un’ottima operazione di marketing, ben avviata, che vuole cavalcare l’onda del successo di Orfani. Purtroppo non ci riesce.
Perché? Ecco le mie motivazioni.
Beninteso: a me non interessa granché né osannare né infangare un solido fumetto italiano, tra l’altro disegnato benissimo (ma davvero bene!).Però, ecco, il primo appunto: un albo costa quasi 5 euro (praticamente 10 mila lire del vecchio conio… Sossoldi!!!). Il sottoscritto è uno di quei lettori abituati a voler leggere in 100 pagine una gran storia. In Ringo, invece, tutto l’arco narrativo che è stato sviluppato e che abbiamo visto in questi primi 6 numeri avrebbe potuto tranquillamente svolgersi in un singolo albo da 100 pagine, massimo due. Perché non è stato fatto così? Semplice! Perché probabilmente le idee erano brevi e la sceneggiatura, che finora non funziona come dovrebbe, è stata saggiamente diluita in un numero maggiore di albi. Un buco nell’acqua, e nelle mie tasche.


Omaggio a Ringo di Giacomo "Keison" Bevilacqua

Ogni albo fa storia a sé, e se non funziona vuol dire che non emoziona. Ecco, forse questo è il problema più grande di Ringo: è un fumetto che non emoziona. Ogni storia di ogni singolo albo mi sembra come quelle puntate di The Walking Dead dove i personaggi parlano, parlano e parlano (ma di che ç°$%&  parlano?! Di nulla), senza portare avanti la trama principale a volte per interi episodi.
Comprendo benissimo, ed è giusto, che si voglia rafforzare all’interno dell’arco narrativo il rapporto fra i ragazzini e Ringo. Eppure la sceneggiatura spesso è eccessivamente elusiva su ciò che effettivamente sta accadendo e su dove vuole andare a parare. Si avverte una costante mancanza di mordente.
Fin qui, questo fumetto ha raccontato la semplice storia di tre ragazzini e un pistolero che scappano dalla minaccia della morte, vagando di città in città attraverso un'Italia post-apocalittica. Punto. Fine. Non c’è altro: si possono inserire tutte le citazioni (fumettistiche, meta-fumettistiche o cinematografiche) che si vuole, ma i protagonisti pur vagando per centinaia di chilometri in realtà non vanno da nessuna parte (narrativamente parlando), mentre i personaggi secondari appaiono senza un vero spessore (nascono e muoiono nello stesso albo, con lo scopo di aiutare o intralciare i protagonisti, come puri espedienti narrativi). Non viene mai svelato niente, nessun colpo di scena o sussulto fino al…………(lo dirò alla fine!)


Tavola di Paolo Bacilieri dal futuro Ringo #8

Fin qui, Ringo e i tre ragazzini vagabondano in luoghi deserti come le sceneggiature stesse: forse è questo il vero meta-fumetto, forse gli autori vogliono farci intravedere un messaggio nascosto?! Insomma, devastazione e povertà (di idee creative intriganti) dentro il fumetto Ringo, ma anche fuori. La devastazione della civiltà unita alla vacuità “pantagruelica” dei dialoghi fra i personaggi non rappresenta forse quello che sta accadendo a questa stessa serie, quasi priva di efficacia contenutistica? Chissà! Ringo non crea grandi curiosità. Non mi sono mai trovato in 6 numeri a dire: “Chissà cosa succederà nel prossimo numero!”. Piuttosto, mi sono annoiato dicendo a me stesso: “Speriamo che il prossimo albo sia migliore”.
Mi verrebbe da chiudere con: “Riflettete, un abbraccio da Adam Kadmon”.

Invece proseguo un altro po'. 
Vorrei sottolineare quanto ci sia, a mio avviso, una totale follia in tutto questo nostro recensire e recensire, dato che l'intero arco narrativo molto probabilmente è stato deciso, pensato e sceneggiato più di un anno fa. Allora cosa recensiamo noi? Recensiamo il passato, qualcosa che comunque vada non cambierà, immutabile nel tempo nonostante non abbia ancora visto la luce. Come vedere di notte stelle morte eoni fa.


Tavola di Giancarlo Olivares dal futuro Ringo #11

Su Ringo #6 però voglio dire una cosa bella.

Se la vignetta di pagina 40 (tra bombe, disegni satirici e matite) è un riferimento ai fatti accaduti alla redazione di Charlie Hebdo, beh, allora è la miglior citazione che vedo finora in questa serie! Se invece la sceneggiatura è stata scritta e disegnata prima dei fatti accaduti in Francia… Allora, è una triste coincidenza.

 


Restando sul sesto episodio, i disegni ed i colori sono ineccepibili. La trama, poi, riesce in parte a dare mordente a un arco narrativo fin qui poco coinvolgente e ci regala un pizzico di sana creatività. Il colpo di scena finale, purtroppo, rimane un po’ fine a se stesso: non porta avanti la storia se non per una scoperta tanto eclatante quanto, forse, inutile.
La mia unica speranza è che molti dei personaggi secondari e alcune delle situazioni affrontate trovino un risvolto epico, convergendo nel climax del finale di stagione.

 

Aspettando Ringo #7 (e la seconda metà della stagione)…..

Causticamente vostro, 


Grullino Biscottacci (a.k.a. S.D.G.)


Copertina di Emiliano Mammucari per Ringo #7


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