Speciale Dylan Dog #29 - La casa delle memorie

Il malinconico Dylan tra le pieghe di un’apocalisse.
Di Alessandro Bilotta e Giampiero Casertano


Quando nel 2008 Alessandro Bilotta e Carmine Di Giandomenico presentarono sul secondo Dylan Dog Color Fest un Indagatore dell'incubo invecchiato in un mondo infestato dagli zombie, si capiva che quello scenario apocalittico si prestava a costituire un universo organico e coerente, dotato di spunti di notevole interesse. Va da sé che il cosiddetto “Pianeta dei Morti” avrebbe meritato ulteriori chance per approfondire diversi aspetti lì solamente accennati. Bilotta ha già ripreso questo contesto per due ulteriori storie, presentate entrambe nel 2013 (Addio, Groucho nel decimo Color Fest e Il tramonto dei vivi-morenti sul ventiduesimo Gigante), in cui però non aveva esaurito la vena. Così, nella recente riorganizzazione delle testate dedicate a Dylan Dog, la nuova gestione editoriale capitanata da Recchioni ha pensato bene di consegnare a Bilotta e al suo Dylan del futuro il compito di rinvigorire una collana come quella degli Speciali annuali (che francamente dopo aver smarrito l’allegato dedicato a Groucho avevano perso negli ultimi anni parecchio mordente). Era questo l’ultimo tassello ancora mancante del nuovo assetto delle serie collaterali. Un tassello che gli audaci attendevano con fiducia, data la stima nei confronti dell’autore romano. Se volete, fatichiamo ben poco ad anticiparvi che La casa delle memorie ci conferma quanto la nostra stima, una volta di più, fosse ben riposta.
 

La tavola con cui è iniziata la saga...

Ambientata quindici anni nel futuro, la storia contiene vari motivi d'interesse. Come dichiarato durante una recente intervista televisiva per TG3 - Linea Notte, Alessandro Bilotta utilizza gli zombie non solo come popolo terrificante e contenutisticamente inerte, ma anche come espediente per poter parlare dei fenomeni di massificazione (nonostante tale aspetto non sia particolarmente sviluppato in questo caso). E non è nemmeno l'unica popolazione da incubo presente nelle 160 pagine della storia: oltre ai Ritornanti (ovvero gli zombie veri e propri), compaiono infatti gli Immemori, persone che inspiegabilmente tornano nelle proprie abitazioni dopo anni, senza alcun ricordo del recente passato. La loro introduzione giustifica il passaggio a un altro dei temi esistenzialisti esposti, ovvero la memoria.
Dall'altro lato della barricata troviamo l’ispettore Dylan Dog, malinconico, disilluso e quasi depresso, che ha invece sin troppi ricordi bui di cui vorrebbe liberarsi (non ultimi quelli che riguardano il suo assistente Groucho). Questo Indagatore dell'incubo fortunatamente non è la figura stantia vista in tante storie poco riuscite, dove risultava passivamente cristallizzato nel ruolo di spettatore degli eventi circostanti; piuttosto è un personaggio irresistibilmente attratto dai tenebrosi baratri personali di chi si è spinto troppo in là ed è quasi un "vivo morente", in cui egli rivede un po’ la propria disperazione di "eroe che ha visto tempi migliori".
 
Nelle sue opere Alessandro Bilotta dimostra che poco importa quanto sia innovativa l'ambientazione o il tema trattato. Estremizza persino il concetto concedendo poco spazio allo sviluppo del plot, al punto quasi da sacrificarlo e pigiare sull'acceleratore nel finale (sciogliendo alcuni nodi della trama in modo nemmeno troppo approfondito). Si evince che non risiede lì il suo focus: un ruolo preponderante viene attribuito all'estrema umanità e alla robustezza dei personaggi, vero punto focale della sua poetica. L'autore di Giulio MaravigliaLa Dottrina e Le Storie riesce infatti a riportare Dylan Dog a una dimensione più fragile e nera, dimostrando un'estrema comprensione dei meccanismi narrativi della serie. È quasi un paradosso, eppure quest'uomo "un tempo conosciuto come Dylan Dog", nonostante la vecchiaia, nonostante il clima crepuscolare, è decisamente più fedele a se stesso (e al personaggio di Tiziano Sclavi, in sostanza) che in altre storie. Doveroso ammettere che sin dai tempi di Valter Buio era evidente che la scrittura di Bilotta presentava (e presenta tutt'ora) forti affinità con ciò di cui le storie dell'Indagatore dell'incubo hanno bisogno. Gli excursus su intere esistenze, le storture e le follie del destino, gli incubi, le assurdità dell’esistenza e della morte stessa, vengono trattati con assoluta profondità e sono del tutto in linea con i momenti migliori della serie.



Di certo l'autore, coadiuvato da Giampiero Casertano (che tra l'altro si autoritrae a pag. 68), non manca di inserire rimandi espliciti e citazioni, quasi a voler rimarcare il proprio legame con la serie. Probabilmente tutti avranno riconosciuto Tiziano Sclavi e Angelo Stano, ritratti così come sono oggi (a pagina 14, 15 e 16). La stessa casa nel cimitero, che accentua il clima tenebroso dell'intera storia, è un evidente omaggio a Dellamorte Dellamore. Per non parlare di Joel Bentler (pagg. 123-126), personaggio ripreso da quel capolavoro immenso che fu Attraverso lo specchio (Dylan Dog #10, numero disegnato guarda caso da Casertano). Lo scrittore capitolino torna anche a una delle sue peculiarità, ovvero quella di inserire Roma all’interno delle trame che imbastisce (Cinecittà compare nel flashback che narra le vicende di tal Claudio Amato).

I due autori di Dylan Dog #1 fanno il riassunto delle puntate precedenti...

Di questo ventinovesimo albo Speciale andrà ricordato anche il lavoro di
Giampiero Casertano, decisamente più convincente rispetto alle sue ultime prove sulla serie regolare. Conviene non dimenticarsi mai che stiamo parlando di un artista perennemente in evoluzione, mai pago. Molti probabilmente possono esser rimasti legati allo stile più lineare e pulito del già citato Attraverso lo specchio, ma anche di Memorie dall'invisibile (Dylan Dog #19) e Dopo mezzanotte (Dylan Dog #26), tra i punti più alti non solo di Dylan Dog ma anche del fumetto italiano in toto. Invece questa recente modalità espressiva fatta di tratteggi più fitti ben si coniuga con l'atmosfera tetra più volte esaminata. L'autore si dedica alle inquadrature, alle espressività e finanche all'inchiostrazione con notevole cura, ricordandoci tutto il suo talento nell'arte visiva. Impossibile non fare nemmeno un cenno all'ennesima copertina mozzafiato di Massimo Carnevale (che sinora come copertinista per Dylan Dog aveva realizzato "solo" le copertine dell'edizione cartonata di Mater Morbi, autentici gioielli!) che racchiude una notevole drammaticità, e alla nuova grafica molto accattivante ideata da Paolo Campana (poveri grafici, non li citiamo mai!).
 

Può sembrare strano, ma è sempre più raro leggere una storia che mantenga alla perfezione le proprie premesse. Reintrodurre le suggestioni e le tematiche dell’apocalisse zombie, ma anche riprendere un intero arazzo narrativo, parallelo a quello della serie regolare, in modo da risultare un nuovo punto di partenza senza tralasciare quanto narrato sinora nelle tre storie antecedenti (ristampate nel 2014 nel volume Bao Publishing dal titolo Cronache dal Pianeta dei Morti). Ebbene, La casa delle memorie ci riesce appieno. Terminata la lettura, rimane l’impressione di trovarsi tra le mani un nuovo classico dylaniato e si avverte l’incontrovertibile desiderio di leggerne ancora. E ancora. E ancora. E la tristezza di dover attendere un altro anno.

Il Sommo Audace
 
 
Speciale Dylan Dog #29 - La casa delle memorie
DATA: settembre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Giampiero Casertano
COPERTINA: Massimo Carnevale






 

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