ORFANI: NUOVO MONDO #7

Ciò che ti rende un eroe

Con Pugni serrati entriamo nella seconda metà di questa terza stagione di Orfani. Il numero precedente aveva dato una decisa sferzata al quadro generale, mettendo il punto a tante situazioni che erano lì in attesa di esplodere. Ora è il momento di approfondire la natura di alcuni personaggi centrali nella narrazione di Nuovo Mondo: non solo Rosa, ma anche alcuni dei comprimari vecchi e nuovi.
Poi, se pensavate che i colpi di scena si fossero esauriti nel numero precedente, vi sbagliavate di grosso.

[Non siamo in grado di garantire la completa assenza di spoiler nel testo a seguire!]


Inizia con un sogno. Un sogno splendido, idilliaco, solare. Ma i sogni, si sa, fanno in fretta a svanire lasciandoci al buio, soli. Anzi, non esattamente soli, piuttosto in compagnia dei nostri fantasmi personali, quelli che non ci lasciano mai. In questo caso è lo spirito del Pistolero, l'unico che si sia davvero mai occupato di proteggere la giovane dei capelli rossi, di toglierle le castagne dal fuoco. Lui ora non c'è più e i nemici vanno affrontati senza mezze misure, perché, come l'irrefrenabile Rosa scopre sulla propria pelle, non è il destino a renderci eroi, ma è la determinazione, la caparbietà e il coraggio di lottare per ciò che si ritiene giusto.



Dopo la nascita del figlio, Rosa ha la necessità di ripartire. Il suo bisogno di protezione è stupendamente rappresentato in ben due momenti (a pag. 7/10 e a pag. 84/85), in cui assume emblematicamente una posizione fetale. L'episodio sarebbe in gran parte muto o occupato di soliloqui se affidato unicamente alle azioni della giovane eroina: l'escamotage narrativo di dialogare costantemente con Ringo le dà modo di esternare i suoi pensieri, in una sorta di confronto tra due componenti differenti di sé.
Dal contrasto con il suo eroismo (comunque non privo di macchie e di eccessi) emergono le oscure figure dei "cattivi", alcuni vecchi e altri aggiuntisi durante il tortuoso percorso. Oltre alla Juric, che tiene Rosa imprigionata e conduce esperimenti su di lei, e Sam, che si trova a confrontarsi con ciò che ancora resta (?) della sua umanità, spunta il meschino traditore, rivelatosi nell'episodio precedente e privo di buone intenzioni.



Insieme a quello che viene espressamente rivelato, c'è un'intera porzione di elementi meno evidenti, finora solo accennati e che invece rivestono (e verosimilmente rivestiranno in futuro) un'importanza capitale. Ci riferiamo prevalentemente a un colpo di scena nel bel mezzo della storia, che non vi riveliamo ma che potrebbe di nuovo portare a ulteriori stravolgimenti dello scenario. Ai testi, il merito della riuscita dell'episodio è, per la terza volta in sette numeri, da attribuire alla collaborazione tra Roberto Recchioni e Michele Monteleone, che riescono a dosare sapientemente azione e introspezione. In connubio con un ottimo comparto grafico, gli sceneggiatori proseguono sulla via di una programmatica decostruzione del linguaggio bonelliano, contribuendo a renderlo moderno e, pur lasciandosi influenzare da uno stile quasi da albo supereroistico, mantenerne l'ossatura di base.


Per rappresentare visivamente i conflitti interiori (ed esteriori) sopra descritti, non poteva che essere chiamato in causa uno dei disegnatori che più si sono distinti in tutte e tre le stagioni di OrfaniWerther Dell'Edera. Sono passati ormai dieci anni da La via della spada, trentaquattresimo numero di John Doe con il quale molti (tra cui il sottoscritto) si sono resi conto dello spessore dell'artista pugliese. Nel tempo intercorso Dell'Edera si è evoluto in modo impensabile, raggiungendo livelli davvero elevati dal punto di vista della sintesi stilistica, del gusto per le inquadrature e dello story telling. Tra splash pages e frammentazione delle tavole, non aderisce pedantemente alle "regole" della gabbia bonelliana, piuttosto le adatta alla narrazione. Ancora una volta è la cura dei dettagli a fare la differenza. La corrispondenza tra la scena ipotetica immaginata da Rosa (pagine 44/47) e la scena reale che avviene successivamente (pagine 77/80) è assoluta ed egregia. Lo accompagna ai colori Giovanna Niro, quasi sempre sua "complice" su Orfanihe forse meglio di altre volte riesce ad esprimere il proprio gusto nelle scelte cromatiche. È il suo apporto decisivo a rendere efficace il contrasto tra la solarità della sequenza onirica delle prime tavole e il buio pesto del "pozzo" in cui è rinchiusa Rosa, un posto (apparentemente) senza via d'uscita. Non abbiamo bisogno di leggere i dialoghi per capirlo, non abbiamo bisogno di focalizzarci sui dettagli, perché la colorista trova un canale di comunicazione immediato e incisivo.





Sembra insomma che non ci sia posto per numeri riempitivo in questa serie. Ogni episodio è funzionale al quadro generale e al tempo stesso leggibile e godibile a se stante. Questo può sembrare un aspetto superfluo da sottolineare e invece influisce pesantemente nel gradimento e ci lascia impazienti in attesa di vedere in che modo le trame saranno portate avanti. E dalle anticipazioni sul prossimo albo (Stati d'alterazione), sembra che ci aspetti un bel po' di psichedelia!


Il sommo audace


P.S. Oltre alle 94 tavole della storia va sottolineata l' "intrusione" di Maicol&Mirco con i suoi "scarabocchi" a pagina 4. E questa incursione di un artista così lontano dai canoni della casa editrice di via Buonarroti sembra più che giustificata all'interno delle pagine del diario che Rosa tiene per il suo "sgorbietto", in quanto proprio Maicol&Mirco con il solito tono tagliente e spiazzante aveva pubblicato nemmeno un anno fa un volume dal titolo Il Suicidio spiegato a mio figlio. E quale modo migliore per descrivere il messaggio che Rosa si vede costretta a consegnare al suo erede, un messaggio così spesso privo di ogni tipo speranza?








ORFANI: NUOVO MONDO “Pugni serrati” 
NUMERO: 7
DATA: aprile 2016
SERGIO BONELLI EDITORE

COPERTINA: Matteo De Longis
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni e Michele Monteleone
DISEGNI E CHINE: Werther Dell'Edera
COLORI: Giovanna Niro

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