Dylan Dog #371 - Dampyr #209

Il crossover tra Dylan Dog e Dampyr





















Tra fine luglio e inizio agosto vede la luce il primo atteso crossover made in Bonelli: quello tra l'Indagatore dell'incubo e Harlan Draka. Abbiamo letto entrambe le storie e ve ne parliamo in anteprima qui.
Spoiler: ci sono piaciute molto.

Istruzioni per l'uso
Per chi fosse a digiuno del concetto di crossover, basti sapere che consiste in una storia che inizia su una collana e termina su un'altra. Dunque, una volta conclusa la lettura di Dylan Dog #371, la storia prosegue e finisce su Dampyr #209. 
Ogni albo è presentato con due copertine differenti (realizzate da Gigi Cavenago per Dylan Dog #371 e da Enea Riboldi per Dampyr #209) che, se accostate, compongono un’immagine unica. Per la cronaca la cosa non ha nulla a che vedere con la storia contenuta all'interno, che in entrambe le edizioni del medesimo albo è assolutamente identica.
Questo - ci sentiamo di definirlo - evento editoriale si differenzia rispetto ad altri albi Bonelli pubblicati in precedenza, che presentavano in un'unica soluzione l'incrocio tra gli universi narrativi ad esempio di Martin Mystère e Dylan Dog (ma qui gli esempi sarebbero tantissimi): in quei casi si trattava di team-up, ovvero di incontri che avvengono all'interno di una stessa collana o in un albo realizzato appositamente.
Fine delle premesse pallose.

La versione in bianco e nero dell'illustrazione di Gigi Cavenago per le due cover di Dylan Dog #371.
Vista la comune matrice horror e l'ambientazione contemporanea, era plausibile che prima o poi le strade di Dylan Dog e Harlan Draka si sarebbero incrociate (anzi, come viene affermato nel corso della storia, è strano che ciò non fosse già accaduto in passato, ad esempio nello Speciale Dampyr #2, ambientato a Londra e disegnato dal dylandoghiano Giovanni Freghieri). Certamente l'approccio all'orrore è ben diverso tra i due personaggi e anche per questo l'incontro tra i due mondi era interessante già a partire dalle premesse.

Gli albi che formano il crossover (Dylan Dog #371 e Dampyr #209) sono sceneggiati dai rispettivi curatori editoriali delle due testate, ovvero Roberto Recchioni e Mauro Boselli, con l'aggiunta di Giulio Antonio Gualtieri in qualità di sceneggiatore dell'episodio di Dylan Dog. Se la scelta di essere coinvolti in prima persona testimonia l'impegno dei due curatori e l'importanza dell'evento, l'apporto di Gualtieri garantisce una certa continuità tra le due collane, in quanto si tratta di uno dei pochi sceneggiatori attualmente al lavoro su entrambe le serie (assieme, ad esempio, a Giovanni Di Gregorio e Luigi Mignacco). A completare il team creativo, ai disegni dell'episodio di Dylan Dog abbiamo il ritorno di Daniele Bigliardo, mentre su Dampyr approda il dylandoghiano Bruno Brindisi.

Il motore dell'incontro tra i due universi narrativi è la minaccia rappresentata da Lodbrok, Maestro della Notte che a quanto pare è intenzionato a stringere Londra in una morsa di terrore. Non sono però solo i tanti non-morti al servizio di Lodbrok a popolare le pagine dell'albo: ritroviamo qui ovviamente diversi personaggi appartenenti a entrambi gli universi narrativi (Groucho, Carpenter e Rania da un lato, Tesla e Kurjak dall'altro... e non solo).
Tavola di Daniele Bigliardo.

Uno degli aspetti più interessanti del primo episodio è osservare il mondo di Harlan Draka, con suoi comprimari e le sue regole (tipo: i vampiri vengono uccisi da proiettili intinti nel sangue del Dampyr) dalla prospettiva dell'inquilino di Craven Road, al quale, abituato com'è alle croci e all'aglio, tutto risulta stravagante e inedito. Tra i pregi della sceneggiatura di Recchioni e Gualtieri c'è l'attenzione nel fornire questa visione dall'esterno, che permette anche a chi non ha alcuna familiarità con Dampyr di seguire tranquillamente la vicenda.
Tra i vari comprimari spicca la figura di Groucho, che viene impiegata in maniera molto intelligente e funzionale alla storia, soprattutto nel primo episodio: non una semplice macchietta ma un vero e proprio trasformista, protagonista di numerosi momenti ilari e decisamente azzeccati, tra i quali spicca il ribaltamento della prospettiva della classica scena del lancio della pistola (p. 82).


Bozza di una tavola di Dylan Dog #371 ad opera di Daniele Bigliardo.
La seconda storia inizia invece con un interessante flashback e l'intero episodio è permeato di quel riuscito mix tra eventi storici, creature sovrannaturali e posti bellissimi (come le isole Ebridi al largo della Scozia) che da sempre caratterizza la serie dedicata ad Harlan Draka. Boselli si diverte a fare interagire i personaggi tra loro e riesce a mantenere alta l'attenzione del lettore fino all'ultima pagina. Sebbene la storia sia pienamente inserita nella continuity della serie, risulta sostanzialmente comprensibile anche ai neofiti (d'altra parte, la lettura o rilettura dei numeri 31, 36, 49, 81, 98-102, 162 e 200-202 di Dampyr potrebbe favorire la piena comprensione di alcuni dettagli citati durante l'episodio).
Altro aspetto narrativo nel quale Boselli è maestro indiscusso - ma Recchioni e Gualtieri si sono difesi benissimo - è quello di far interagire i suoi personaggi di fantasia con quelli realmente esistiti, o comunque di calarli in un dato contesto storico e concedergli di recitare una parte, anche importante, nello svolgimento di un evento del passato. In questo caso - e il cuore dell'audace Rolando ha vacillato non poco - abbiamo assistito all'assedio dell'845 di Parigi da parte dei Vichinghi, mentre nel Dylan Dog gli stessi personaggi vengono contrapposti nella famosissima battaglia di Stamford Bridge che ha avuto luogo nel 1066. 
Non siamo in grado di stabilire quanto l'ispirazione per l'affascinante villain Lodbrok provenga dalla serie Vikings ma Recchioni, occhio attento, sicuramente la conosce e ne ha subodorato il fascino e le potenzialità.

Tavola di Bruno Brindisi.

Nel realizzare questo crossover, gli autori hanno mutuato una caratteristica editoriale comune nel fumetto supereroistico statunitense, ossia quella di incrociare i destini di personaggi appartenenti a testate differenti. L'apertura progressiva in Bonelli verso le modalità narrative tipiche dei comics USA è testimoniata da tempo dai già citati team-up, che a partire dagli anni '80 hanno visto protagonisti vari personaggi della casa editrice di via Buonarroti (il precursore è stato Martin Mystère con i frequenti incontri con Mister No ideati dal vulcanico Alfredo Castelli, mentre, per restare in tema di Dylan Dog, sono indimenticabili gli albi fuori collana dedicati all'incontro tra il Detective dell'impossibile - ancora lui! - e l'Indagatore dell'incubo, fino ad arrivare nel 2014 a un Dylan Dog Color Fest interamente dedicato ai team-up tra l'Old Boy e gli altri eroi bonelliani). Tra le peculiarità dei crossover moderni c'è anche anche quella di rappresentare un momento cruciale per la continuità narrativa dei vari personaggi: anche questo elemento viene qui ripreso, grazie alla presenza di John Ghost, nemesi e deus ex machina delle (dis)avventure recenti dell'Indagatore dell'incubo e Lord Marsden, arcinemico di Harlan di cui avevamo perso le tracce dopo la saga dei presentata su Dampyr #200/202.
Riguardo il primo, estremamente oculata e - a nostro parere - sinora azzeccata è stata la gestione di Recchioni nel corso degli anni. La presenza di John Ghost nelle storie dell'Indagatore dell'incubo è stata finora centellinata, in modo da non inflazionarne la presenza e a trasformare ogni sua apparizione in un piccolo evento editoriale. John Ghost ci viene mostrato come un mirabile burattinaio che tiene le fila di tutto senza esporsi troppo e rimane dietro le quinte con le sue macchinazioni.
Tavola di Daniele Bigliardo.
Passando ai disegni, la scelta di affidare le matite della prima storia a Daniele Bigliardo risulta particolarmente felice. Sin dalla primissima tavola l'autore partenopeo si spende in inquadrature ricercate e dinamiche. Il lavoro di inchiostrazione è semplicemente straordinario, ancora in evoluzione rispetto all'ultima, splendida prova dylandoghiana in Al servizio del caos (altro albo chiave della curatela recchioniana, in cui Bigliardo era nuovamente in coppia con lo sceneggiatore romano e aveva avuto l'onore, insieme ad Angelo Stano, di introdurre proprio John Ghost): le profondità dei corpi e degli oggetti, così come la nebbiosa atmosfera londinese, vengono tratteggiate con cura e minuziosità da un pennello decisamente ispirato (basterebbe dare uno sguardo al primo piano di Harlan a p. 72 per confermarlo, così come alla magistrale ripresa dell'immagine del frontespizio di Dampyr per il finale della storia, con efficaci e doverose modifiche).


Tavola di Bruno Brindisi.
Dall'altra parte, al servizio della penna di Boselli, troviamo un Bruno Brindisi pulitissimo, quasi al limite dell'essenziale. L'influenza dei maestri della scuola franco-belga si fa sentire come non mai ed è evidente soprattutto quando la morbidezza del tratto si incrocia con su sfondi scuri come nella sequenza ambientata nelle grotte sul finale d'episodio. Inutile soffermarci su quanto il suo Groucho sia primattore, su quanto i suoi personaggi "recitino", nel vero senso della parola, davanti ai nostri occhi. E poi, vogliamo ammetterlo: è suo il Dylan più fascinoso e "british" allo stesso tempo (impossibile resistergli per tutte le dame - ce ne fosse una che respiri!, direbbe Groucho - che lo circondano in questa lunga avventura).

Tavola di Bruno Brindisi.
Meritano un cenno anche le ben quattro copertine realizzate da Gigi Cavenago ed Enea Riboldi. Non solo ogni cover ci mostra più volte i due protagonisti in prospettiva, ma ogni illustrazione è speculare all'altra "gemella" variant, a creare un riuscito gioco di sostituzione dei ruoli tra Dylan e Harlan (in questo modo, in ognuna delle cover "prevale" la presenza di uno o dell'altro personaggio). Inoltre, mettendo insieme le quattro cover, sembra quasi di poter estrapolare una mappa concettuale dell'intero crossover, un vero e proprio riassunto di luoghi, avvenimenti e personaggi (con una funzione simile alla sigla di Game of Thrones, per intenderci), cosa che difficilmente si riesce a fare in un'unica illustrazione di copertina, nella quale per forza di cose generalmente si sceglie di rappresentare un'unica scena significativa della storia.

Il nostro augurio è insomma che non vi siate lasciati distrarre dalle copertine differenti, dalla problematicità del termine "crossover", dalla presenza dei tanti personaggi, per tuffarvi in questa storia che riesce egregiamente nell'arduo compito di coniugare due universi narrativi tanto simili quanto distanti.

Il Sommo audace 
(con il contributo incrociato di Rolando Veloci)



Tavola di Bruno Brindisi.







"Arriva il Dampyr"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 371
DATA: luglio 2017
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni e Giulio Antonio Gualtieri
DISEGNI E CHINE: Daniele Bigliardo
COPERTINA: Gigi Cavenago




“L'indagatore dell'incubo” 
SERIE: Dampyr

NUMERO: 209
DATA: agosto 2017
SERGIO BONELLI EDITORE


SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Mauro Boselli
DISEGNI E CHINE: Bruno Brindisi

COPERTINA: Enea Riboldi


Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.

Post più popolari