Dylan Dog Color Fest #22 - Remake 2

Tra metafumetto e surrealismo


Eccoci nuovamente a parlare del secondo Color Fest estivo dedicato ai remake di alcune indimenticabili storie dell’Indagatore dell’incubo sceneggiate da Tiziano Sclavi. Dopo aver ripreso la trattazione del primo episodio dell’albo, Ancora un lungo addio di Paola Barbato e Carmine Di Giandomenico (vedi qui), è la volta di Caccia agli inquisitori e La grande baraonda, rielaborazioni di due classici quali Caccia alle streghe e Golconda! ad opera rispettivamente di Tito FaraciNicola Mari e Luca Saponti il primo e Fabio Celoni il secondo.



L'albo si presenta con una cover di Mauro Muroni, il quale non sfodera una copertina da antologia ma si mantiene su livelli più che accettabili. Piuttosto che ispirarsi a un singolo evento o a una vignetta della storia, opta per un approccio concettuale. Il suo Dylan, che rimanda al remake di Caccia alle streghe, viene tagliato in lungo e in largo - proprio come fa la censura che taglia e toglie ciò che non gradisce.

Caccia agli inquisitori

È, senz'altro, la riscrittura meglio riuscita delle tre. Tito Faraci e Nicola Mari, veterani della serie e maestri dallo stile immediatamente riconoscibile, sfoderano l'artiglieria pesante e realizzano un piccolo capolavoro di metanarrazione, portando, se possibile, ancora più lontano il discorso iniziato a suo tempo da Sclavi sul numero 69 della serie regolare
Nelle mani di uno sceneggiatore esperto come Faraci, il personaggio di Daryl Zed, vittima dei censori, diventa il chiavistello con cui scalfire l'incredibile impalcatura originale costruita da Sclavi. Faraci opera un sostanziale ribaltamento di prospettiva, aggiungendo un nuovo livello metafumettistico al già intricato gioco concentrico della trama sclaviana: là dove Daryl Zed era un'opera di fantasia ispirata al vero Dylan Dog e scritta da un autore amico dello stesso, adesso è Daryl Zed a leggere le avventure di Dylan Dog come Caccia alle streghe.  Quindi è l'Indagatore dell'incubo, in questa inedita prospettiva, a essere il protagonista di un fumetto e ciò avvicina il lettore molto di più a Daryl, visto che quest'ultimo condivide il nostro stesso punto di vista.
Il lavoro dello sceneggiatore lombardo sul personaggio rende ragione di quanto annunciato da Roberto Recchioni nell'introduzione all'albo, ovvero che lo stesso Faraci avrebbe proposto alla casa editrice di via Buonarroti di realizzare un ciclo di storie (o addirittura uno spin-off) interamente dedicato a Daryl Zed, dalle caratteristiche ancora da definire.


Se l'originale poteva vantare i vertiginosi saliscendi artistici dell'immenso Piero Dell'Agnol, anche questa riscrittura può contare su una matita di livello eccezionale: Nicola Mari riesce contemporaneamente a disorientare il lettore con la sua spigolosità goticheggiante e a farlo sentire comodo in una storia che è tutto fuorché priva di sobbalzi emotivi. Merita una menzione anche il lavoro ai colori di Luca Saponti, del tutto funzionale alla narrazione e alla distinzione tra realtà e fumetto nel gioco metafumettistico.


La grande baraonda

Fabio Celoni si cimenta con Golconda!, tra gli apici del surrealismo sclaviano nonché probabilmente il capolavoro assoluto di Luigi Piccatto. Non solo: è anche l'albo che contiene numerose splendide citazioni a René Magritte (sulle quali ci eravamo soffermati di recente qui), nonché la cover dell'addio di Claudio Villa, rievocata persino nel frontespizio di Angelo Stano del nuovo corso di Dylan DogUna storia praticamente intoccabile: forse anche per questo il risultato è il meno esaltante dei tre racconti qui presenti.

Golconda! viene riproposta in una versione diversa, più caotica e meno aderente al dettato sclaviano.
Per quanto riguarda la storia, l'autore completo di questo remake, in modo alquanto discontinuo, si assume delle responsabilità notevoli proponendo una versione inedita dell'enorme globo oculare che squartava gli amanti all'inizio dell'albo originale. Celoni decide di rappresentare l'occhio golcondiano - che avevamo rivisto varie altre volte, ad esempio in Al servizio del caos mentre squarta l'inventore dei gingilli elettronici di John Ghost, come annotato dal sempre attento Lorenzo Barberis qui - come un ragazzino della quinta "elementale" che marina la scuola per compiere le stragi che ben conosciamo.


Dal punto di vista grafico ciò che più colpisce in positivo del lavoro di Celoni è il forte impatto grafico delle sue tavole, che spesso e volentieri si prendono le più audaci libertà nel layout, con vignette ora lunghe, ora dal taglio obliquo (una rarità nel mondo bonelliano). Un lavoro sperimentale ed espressionista anche nell'approccio e nella resa: efficacissima la sua colorazione, vivida e psichedelica, che accompagna le numerose scene oniriche e rende palpitanti le tante frattaglie penzolanti presenti. Decisamente splatter, infatti, sono le soluzioni di Celoni, il quale opta per una maggiore violenza e diabolicità rispetto alle atmosfere dell'assurdo e del surreale dell'originale sclaviano.

Nonostante gli esiti incostanti, abbiamo insomma letto storie prive di timore reverenziale verso gli episodi straordinari che li hanno ispirati, dotate di coraggio e desiderio di mettersi in gioco tra metafumetto, splatter e quel tocco di colore che non guasta.


RolandoVeloci & il Sommo


DYLAN DOG COLOR FEST #22

Data di pubblicazione: agosto 2017
Editore: Sergio Bonelli Editore
Copertina: Mauro Muroni


Ancora un lungo addio
Soggetto e sceneggiatura: Paola Barbato
Disegni e colori: Carmine Di Giandomenico


Caccia agli inquisitori
Soggetto e sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Nicola Mari
Colori: Luca Saponti


La grande baraonda
Soggetto, sceneggiatura, disegni e colori: Fabio Celoni


Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.

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