Dylan Dog #373

London's Burning (and I live by the river)






















Nel numero 373 di Dylan Dog attualmente in edicola Emiliano Pagani e Daniele Caluri confezionano una storia destinata intenzionalmente a far discutere, dove parlano di idealismo, di lotta al sistema e di giustizia, ma non solo. Perché La fiamma è una molotov scagliata contro le indifferenze che caratterizzano la società odierna.

"Partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri." 
Ti ti ti ti, Rino Gaetano
L'attenzione verso la realtà che ci circonda sta caratterizzando sempre più il Dylan Dog degli ultimi tempi. Basterebbe infatti citare l'albo intitolato Il terrore, pubblicato solo tre mesi fa, incentrato sul terrorismo e sulle conseguenze che esso ha nelle vite delle persone comuni. Ma i fatti di cronaca reale sembrano ancor più terribilmente vicini - quanto meno temporalmente - a una storia come La fiamma, se pensiamo ad esempio ai tristi episodi di violenza occorsi solo pochi giorni fa durante il referendum catalano.
Nella storia architettata da Emiliano Pagani, qui al suo esordio come sceneggiatore di Dyd, l'Indagatore dell'incubo si ritrova al centro dello scoppio di tensioni sociali legate all'ampliamento di una nuova discarica in un quartiere periferico di Londra. La polizia interviene per disperdere i manifestanti e a farne le spese sono lo stesso Dylan e Alev, la sua nuova fiamma, attivista pronta a tutto pur di impedire l'espansione della discarica. 


Pagani, godendo dell'appoggio e della stima del curatore della serie, ha agito senza remore e ha puntato al bersaglio grosso con una storia collettiva dalla forte impronta sociale. Di orrore sclaviano, qui, non se ne trova neanche l'ombra (sarà anche perché abbiamo appena finito di rileggere L'alba dei morti viventi, primo numero di Dylan Dog nonché sesta uscita de Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi, in edicola in questi giorni): quello che c'è, però, è una violenza cruda, concreta, reale, tangibile. Quella che deriva dai piano alti, quella che gestisce male la legge e ne abusa, quella che dà in pasto all'opinione pubblica pillole di verità distorcendo la realtà dei fatti, il disordine travestito da ordine. Difficile restare indifferenti davanti a scene di pestaggi: eppure ne vediamo quotidianamente e nessuno pensa di agire in un modo diverso dallo scrivere qualche post indignato su uno dei tanti social (così numerosi e dispersivi che di sociale conservano, ormai, ben poco).
La coppia formata da Pagani e Caluri, meglio noti come i Paguri, passa così da opere underground come Don Zauker e storie folli come Nirvana, a un fumetto come Dylan Dog, apportando la loro visione del personaggio, rappresentato all'inizio come voce della coscienza, razionale e quasi imborghesito, per poi evolversi nelle posizioni nel corso della storia. Soprattutto all'inizio l'episodio soffre di dialoghi (volutamente) stereotipati, infarciti di frasi e citazioni "da diario delle scuole medie".

Onomatopee non casuali a p. 41.

Molto interessante come gli autori non inducano a prendere una o l'altra posizione, quanto piuttosto a svegliarsi dallo stato di torpore sociale che sembra negli ultimi anni dilagare sempre più a macchia d'olio, dall'indifferenza che rende tutto lontano, quasi che niente ci riguardi davvero.
La prova di Daniele Caluri, il quale ritorna dopo il recchioniano Il giudizio del corvo (Dylan Dog #311), risulta poco in linea con la tradizione grafica dylaniata ma non per questo manca di appeal o di originalità, anzi: il suo tratto sembra essersi pulito e asciugato e l'uso dei bianchi e dei neri crea degli effetti decisamente piacevoli per la vista. La sua Alev è decisamente credibile sia nei magnificient view che nei campi totali (numerosi e di qualità). Impossibile non citare la tavola in cui cita apertamente i dentoni e la bocca urlante di pinkfloydiana memoria.


Citazioni a p. 93.
La locandina di Pink Floyd: The Wall, film del 1982 tratto dal concept album The Wall.


Lo stesso riferimento alla band di Roger Waters si potrebbe intravedere, in modo forse più sottile, nella copertina di Gigi Cavenago (e non sarebbe la prima citazione musicale di Cavenago, anzi!); l'illustrazione, come sempre spettacolare per composisione e colorazione, sembra inoltre riportare alla mente (questa sì è una nota nuova) quella recente del collega copertinista Fabrizio De Tommaso: se ne La zona d'ombra, n. 23 della serie Morgan Lost, viene mostrato il volto spaventato del protagonista riflesso nella lama di una sega circolare, in questa vediamo il viso di Dylan, altrettanto inquieto, specchiarsi nella visiera di un casco antisommossa della polizia.




L'albo potrà anche far discutere, già per via dell'editoriale di Recchioni per alcune presunte affermazioni sulla polizia (anche se nel pezzo si cita semplicemente letteratura e cinematografia a riguardo), ma questo non cambia la sostanza, e cioè che questa è una storia fortemente allegorica e con frangenti onirici, inframmezzati da scene visivamente molto potenti: pur con qualche momento decisamente retorico, l'episodio riesce ad affrontare un tema complesso con coraggio e senza eccessivo buonismo, dando ulteriore conferma della svolta sociale dell'Indagatore dell'incubo.

Il Sommo audace & Rolando Veloci
(Si ringrazia Grullino Biscottacci per le preziose aggiunte)


"My my, hey hey
Rock and roll is here to stay
It's better to burn out
Than to fade away"
 
My My, Hey Hey (Out Of The Blue), Neil Young


"La fiamma"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 373
DATA: settembre 2017
SERGIO BONELLI EDITORE


SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Emiliano Pagani
DISEGNI E CHINE: Daniele Caluri
COPERTINA: Gigi Cavenago










Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore, ad eccezione della locandina di Pink Floyd: The Wall.

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