Mercurio Loi #8

La misteriosa policromia















Alessandro Bilotta e Matteo Mosca tornano a fare coppia dopo la prima avventura pubblicata sulla collane Le Storie e il numero uno della serie mensile dedicata al sig. M. e il risultato riesce, ancora una volta, a superare le aspettative.
La presenza di Mosca nei credits implica necessariamente una certa importanza di questa storia nell'economia della serie. Tanti sono infatti gli elementi della continuity della serie che vengono qui portati avanti: troppi per essere citati tutti ed è impossibile parlarne senza spoilerare aspetti decisamente interessanti, sui quali senz'altro Bilotta tornerà nei prossimi numeri.


Sin dal titolo e dalle prime cinque stratosferiche e, ancora una volta, indimenticabili tavole, Alessandro Bilotta gioca con il colore giallo per dare origine a una storia profonda e narrata in modo mai così originale, che fa perno sul concetto di fede e sulla religiosità.

Tengono banco, infatti, il dubbio religioso, il "mistero della fede" e l'esigenza di capire se Dio esista davvero o meno.
Le questioni ontologiche abbondano durante tutto l'episodio e, in maniera differente, proprio in base al rapporto intimo che ognuno dei personaggi ha col divino, è possibile ritrovarne tracce significative nei discorsi di quasi tutte le figure coinvolte da Bilotta nel meccanismo narrativo.
Ciò si ripercuote, ad esempio, anche nella storia - parallela e solo accennata a tratti - tra Ottone e la figlia dell'uomo che il giovane ha assassinato (richiamo evidente al numero de Le Storie). Il biondo assistente e amico del professor Loi continua a tormentarsi per quello che ha fatto, mentre la donna si interroga circa la possibilità di amare qualcuno di assente.

È una lettura di un'intensità fuori dall'ordinario. Spesso occorre fermarsi per assaporare meglio il peso specifico delle singole scelte lessicali dell'autore romano: il suo gusto per il bello stile è godimento e - soprattutto - nutrimento per il lettore attento di cui la serie necessita per avere il riconoscimento che le spetta.
È opportuno dunque rileggere con maggiore attenzione i dialoghi, per accertarsi di non essersi persi piccoli ma significativi dettagli.


Alcune scene (anzi, molte) hanno una regia minuziosa, eloquente, spettacolare ma mai gratuita. Si veda, una per tutte, la splendida sequenza muta delle pp. 27-29 o anche le inquadrature speculari delle prime due vignette e delle ultime due vignette a p. 68.
Su questi aspetti, verosimilmente almeno in parte già presenti nella sceneggiatura di Bilotta, Matteo Mosca dimostra grande disinvoltura e maturità, soffermandosi su particolari degni di nota e mantenendo costantemente una grande chiarezza compositiva ed espressiva.

Ma sono i colori, o meglio, le riflessioni bilottiane intorno all'idea e al significato di colore, a sorprenderci a ogni pagina. Il giallo è, via via, il colore delle foglie che cadono, dei limoni odorosi, dello zafferano che dà sostanza a un risotto, dell'autunno (anzi, no: per rendere fino in fondo l'idea dell'autunno, come afferma il Colonnello Belforte, "ci vuole anche un po' di rosso"), di un pesce che nuota a pelo d'acqua, di un uccello che si libra leggero nel cielo, di un pomello di un bastone da passeggio, di un crocifisso che accoglie le preghiere che nessuno avrà mai il coraggio di recitare a voce alta...

Francesca Piscitelli, una delle coloriste più presenti sulla testata, svolge un lavoro egregio nel sottolineare l'importanza del giallo senza rendere mai questo aspetto troppo invadente disturbando il corso della lettura e facendolo prevalere solamente ove la storia lo richiede.



Sfruttando la scia degli ultimi due numeri, nei quali il colore ha assunto un ruolo sempre più determinante, quest'albo segna così la conferma definitiva della necessità del colore all'interno della narrazione e della sua totale aderenza al dettato autoriale.

La copertina di Manuele Fior è un vero e proprio quadro, che possiede tutta l'eleganza e lo stile della storia e ne cattura l'essenza pur senza rappresentarla pedissequamente.

Infine merita una nota la M del logo della testata (il logo presente in copertina, casualmente sempre contornato di giallo), che troviamo riprodotta - a mo' di supereroe - sulla barca dello stesso Mercurio.
Possiamo dire che con il professor Loi abbiamo trovato un eroe che per essere super necessita esclusivamente di  e del suo intelletto?
La risposta gli Audaci la conoscono, e voi?

Il Sommo & Rolando Veloci



"Il colore giallo"
SERIE: Mercurio Loi
NUMERO: 8
DATA: dicembre 2017 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta 
DISEGNI E CHINE: Matteo Mosca
COLORI: Francesca Piscitelli
COPERTINA: Manuele Fior







Tutte le immagini © 2017 Sergio Bonelli Editore.

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