Racconti da Lucca - parte 2: LA GUERRA DEL “LUCNAM”

O fai la fila o muori! (cit. Generale Giuppo)


Era un caldo freddo pomeriggio tiepido di fine autunno inverno nella cittadella di Comicoland in LUCNAM.
Le mura interne erano assediate da un'orda di malefici Orchi Uruk-Hai, Elfetti adolescenti iper-eccitati e Cosplayer Zombie Donna affamate di fotografie in pose erotiche (ma questo è un altro racconto).

Intravedemmo la fila per le tavole firmate e ci introducemmo senza destare sospetti. Eravamo circondati, senza scampo, in fila per ottenere la nostra tavola firmata dall’autore di turno. Dai tetti delle case e dalle torri eravamo tenuti sotto scacco dai vari cecchini dell’Umbrella Corporations, ma loro non sapevano della nostra presenza, e neanche noi stessi sapevamo di essere lì.

Tra la folla in delirio eravamo mimetizzati io (il sottoscritto Tenente Grullino Biscottacci) e l’Artificiere Tirami Gigi, entrambi con il compito di individuare “LE BLASONATE” (cosplayer donne in abiti succinti che portavano i Blasoni simbolo di beltà e fanciullezza). In prima fila il Generale in Comando “Giuppolo” aveva il compito più rischioso di tutti: tenere sotto controllo i panini al prosciutto nella borsa; poco distante, l’implacabile Berretto Verde Rolando Veloci controllava le entrate in cerca di personaggi famosi da vessare con domande imbarazzanti sui falsetti urlati da Ian Gillian e sui gusti culinari e sessuali dei fumettisti. Rolando aveva inoltre il compito di sollecitare gli artisti a rilasciare un piccolo autografo attraverso l’uso di un forbito turpiloquio incastonato fra molteplici vessazioni verbali e blande molestie fisiche di stampo mafioso. Qualcuno narra che Rolando Veloci abbia il dono della preveggenza e sappia in anticipo dove si troveranno David Lloyd e Angelo Stano! Non so se siano storie vere o meno, io so solo che quando Rolando vi chiede se sapete dov'è Angelo Stano… Fareste meglio a rispondere sempre: “Sì!”

Il cielo era blu pieno di nuvole, pensieri e passione, la fila era talmente lungherrima che non riuscivamo a vederne né l’inizio né la fine, ma sapevamo dentro i nostri impavidi cuori che quello sarebbe stato solo l’inizio della fine dell’inizio di una fine iniziata con la fine di un inizio iniziato per metà. 

Avremmo dovuto far saltare tutto in aria, ma dopo 10 minuti ci dimenticammo il perché ci eravamo messi in fila, forse distratti anche dalle forme sinuose delle cosplayer... Dannata guerra (ormonale)!

Dopo appena 12 ore di fila ci sentivamo come un gruppo di babbuini nani che fanno meditazione zen su un'altalena di filo spinato ricoperta di vetri e cioccolato mentre tutt’intorno 30 spogliarelliste in preda a visioni psichedeliche cercano di sedurci ammaliandoci con pose degne dei più noti film per adulti.

Fuori dalle mura della cittadella si erano schierati quelli che solo dopo avremmo chiamato “I NORMALI”, gente che non si veste mai per carnevale, che non ama chi si veste da carnevale, gente che non ride mai, ma soprattutto gente che odia i fumetti e ancor di più chi li legge… Brutta razza, “I NORMALI” .

Una volta ricordo che mio nonno, soldato semplice nella guerra del Turkfallistan mi disse:  "Un giorno non lontano da oggi, “I NORMALI” ci vieteranno anche di leggere una sola striscia di fumetti, anche se sarà scritta sulla carta igienica. Ci vieteranno di vestirci come degli idioti, e ci vieteranno di andare in giro a fare gli idioti vestiti da idioti con altri idioti… Quando arriverà quel giorno, nipote mio, io spero che tu abbia già comprato casa su una delle lune di Saturno."
Ca##o, Nonno, mi dispiace doverlo ammettere, ma a stento riesco a pagare l’affitto sulla Terra, figurati se riesco a comprare casa su Saturno! [Fottuti mutui a tasso variabile]

Tornando alla fila, mentre soffiava forte il vento, fummo presi da sgomento: iniziavamo a vedere la fine del tunnel, forse era solo la fine della giornata, ma la fila era ancora lì, dopo 4 giorni in piedi la guerra era ancora lì davanti a noi, come a farsi sbernecchia del destino igniffo che alloppa lo sconfitto ma ignagio bariggata verso la fine e il soldato sdilenco fa gisbuto della sua più antica volontà di sopravvivere e botalla e sarchipatta fino a che le forze non lo abbandonano e resta in piedi.

La fila restava in fila e noi restavamo in piedi dentro di essa. Non saprei dire se eravamo in fila o se fossimo noi stessi la fila, sta di fatto che eravamo lì, sempre lì, lì nel mezzo [finché ce n'hai, stai lì...]. Sentivamo l’urlo della fine, il terrore in persona ci guardava con un ghigno e ci sbeffeggiava ridendo ad alta voce, ma non era la morte, non era l’ombra di una fine miserrima e ignobile che ci ghermiva con il suo ululato infernale, non era lo spettro della guerra che ci derideva ed insultava ad alta voce. Era solo la ragazza che controllava i braccialetti all’entrata dello stand, che vedendo quella folla avrà anche pensato: “Manco fosse la fila per ritirare la pensione, che di 'sti tempi… Vabbè?!”.

La stanchezza ebbe il sopravvento, dappertutto si vedevano piedi mutilati dall’estenuante attesa in piedi, corpi putrescenti sotto la calura del sole, uomini sconfitti dalle proprie membra disfatte, braccia ormai paralizzate dal peso delle buste cariche di fumetti e gadgets inutili. Furono giorni di assurde attese per una sola firma, manco fosse stata la firma per il congedo militare: allora sì che avrei aspettato quei 38 giorni che passammo lì in piedi! Sì, avete sentito bene, LA GUERRA DEL LUCNAM ufficialmente è durata 4 giorni, ma noi siamo rimasti in fila, contro un nemico invisibile, per 38 interminabili e pantagruelici giorni.

Eravamo da 38 giorni in fila in piedi, ad un certo punto qualcuno pensò che eravamo lì per un flashmob della serie tv THE WALKING DEAD, dato lo stato avanzato di putrefazione in cui eravamo.

In quell’atmosfera calda e caotica, in quella fila aspettavamo solo di morire per implosione dei piedi. Ricordo di aver visto anche un angelo della morte, una valchiria possente e sensuale che veniva verso di me fluttuando invitandomi a seguirla nell’ignoto aldilà, ma era solo una Cosplayer che pubblicizzava un fumetto, lo capii dopo averla seguita per 20 minuti, i migliori 20 minuti di quei maledetti 38 giorni.

Fu in quel momento che un uomo, un soldato semplice, si avvicinò a noi e disse:

Soldato Semplice: "SCUSATE MA QUESTA CHE FILA È???"

Ed io Grullino risposi: "QUESTA È LA FILA PER IL CESSO!!!!"

E’ difficile crederlo, ma quella battuta scatenò delle risate epilettiche che generarono un'onda d’urto che riuscì a spazzare via tutte le persone in fila… Così terminò la nostra lunga marcia verso la morte, nell’ilarità generale fra risate grasse e piedi ormai ridotti a pezzi di carne informe, molta gente capì finalmente che quella non era la fila per la tanto agognata tavola firmata, ma per il bagno chimico.

Allora dissi ai miei commilitoni: "Ragazzi se volete una tavola firmata, vi firmo io la tavoletta del cesso chimico, e vi regalo un disegno fatto sulla carta igienica…e ve lo firmo anche!"

[Perché, siamo onesti, chiunque può firmare una tavola o un disegno e spacciarla per la firma di un grande artista, tanto né l’artista né chi riceve la firma lo sapranno mai… Basta pagare un buon falsario!!!]


Intanto la folla si dileguò, mentre la cittadella era ancora assediata fuori le mura da “I NORMALI”, mentre dentro...dentro c’eravamo noi, i superstiti, in una città ricolma di creature immonde e sbarbine in abiti succinti di stampo Erotico-Nipponico…

E noi stanchi ma contenti di essere ancora vivi, proseguimmo la nostra marcia verso...
“LA GUERRA PIU’ TOTALE”.

Grullino Biscottacci detto “Jo Jo”











In uscita la prossima settimana vi consiglio:

STORIE NIPPONICHE: 4 SAMURAI ALLA RICERCA DELLE GEISHE BLASONATE 
Testi: Tirami Gigi
Disegni: Grullino Biscottacci
Edizioni: Ragazze Bonelle


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